E’
stato uno show importante quello di Evasio Muraro nell’affascinante struttura
del Cupolone di Sant’Angelo Lodigiano (Lo). Due ore abbondanti di concerto, un
paio di ospiti eccellenti e il gruppo di musicisti cresciuto dentro e attorno
alla gestazione di Scontro tempo hanno dato vita a uno spettacolo unico e
intenso, dove la canzone d’autore si è sposata alla grande con inflessioni
jazzistiche, groove rhythm and blues e chitarre rock’n’roll. L’inizio è tutto
per Tuffati, una delle canzoni più
originali e rarefatte scritta da Evasio Muraro che la propone nella sua
versione primordiale, ovvero solo voce e chitarra Sulla coda, che ricorda da
vicino le atmosere di Daniel Lanois, si innesta Venti volte il cui mood si
associa in modo naturale a Tuffati. Poi con Il granchio e Semino errori, Evasio
Muraro saluta Canzoni per uomini di latta, il disco che ha segnato la svolta
nella sua carriera solista. Il gruppo è quasi al completo con Cesare Bernasconi
e Fidel Fogaroli alle tastiere a mulinare ritmi su ritmi e accordi su accordi.
La parte centrale del concerto è dedicata tutta a Scontro tempo, anche se le
canzoni subiscono un massiccio trattamento di rivisitazione. Sul palco arrivano
anche le voci dei Gobar e Infinito viaggio viene dilatata nella lunga
introduzione (un omaggio chitarristico ai Television) e nella coda finale. Allo
stesso modo, dopo Giorni, Contiene
il cielo viene ricollocata in un’altra dimensione. Nagaila, una delle più belle
voci del panorama musicale italiano, dopo un breve e convincente opening act,
presta i suoi vocalizzi per il reading tratto da Strade blu che porta verso la
parte finale della canzone dove, complici i funambolismi al pianoforte di Fidel
Fogaroli, Contiene il cielo si
trasforma in una sorta di suite free. I Gobar (Cristina Gambalonga, Renato
Pacchioni e Paolo Ronchetti) sono stati protagonisti con le loro voci in Il
mondo dimentica, Puzzo di fame e Lettera da spedire prima o poi, il trittico
centrale di Scontro tempo che ha
portato alla conclusione di Se.
Una tappa ormai obbligatoria, riproposta in una versione lunga e laboriosa dove
si è presentato, a sorpresa, Maurizio Gnola Glielmo alla chitarra, sempre
graditissimo ospite e già collaboratore di Evasio Muraro ai tempi di O tutto
o l’amore. A quel disco è dedicato il
primo bis, con la canzone omonima e un’intesa versione di Non respiro suonate in duo con Fidel Fogaroli. Poi ancora una
ripresa da Scontro tempo, una
versione completamente rinnovata di Un grido con tutto il gruppo, compreso Gnola,
e la sigla finale di Il maestro e la sua chitarra a concludere un concerto per niente celebrativo,
ricco di spunti, di idee e di
suggerimenti che, oltre a certificare la concretezza di tante soluzioni di Scontro
tempo, ha lasciato filtrare più di
un’ipotesi per il futuro di Evasio Muraro. (Alessandra Longo)
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