mercoledì 31 gennaio 2024

"Non rientro" secondo Gianfranco Vialetto


A pochi giorni dal compleanno di Non rientro che usciva giusto un anno fa, ecco una nuova e lussuosa recensione a cura di Gianfranco Vialetto (Late For The Sky), che ringraziamo per l’attenzione: “Avevo davvero apprezzato molto nel 2010 O tutto o l’amore, quarto lavoro solista di Evasio Muraro, dopo i due album pubblicati con i Settore Out nella prima metà degli anni novanta, e contando anche quel Canti di lavoro della Lombardia in cui riprendeva vari brani della tradizione popolare, uscito nel 2002 e realizzato con la collaborazione dell’associazione culturale “Il Levante” di Melegnano. Per non parlare, restando nell’ambito delle proprie radici, della produzione, sorta di nostrano Alan Lomax, dei due dischi del Coro delle mondine di Melegnano. Poi, dopo “soli” tre anni è arrivata l’uscita di Scontro tempo, del quale mi riprometto di scrivere qualcosa a breve avendolo, e lo dico con il capo cosparso di cenere, acquisito sì al momento della sua immissione sul mercato, ma in un periodo in cui i miei acquisti erano, per usare un eufemismo, numerosi e quasi compulsivi e a tutt’oggi ancora lì, nel marasma di una montagna di cd sullo scaffale. Mea culpa. Quindi un silenzio di addirittura dieci anni prima di questo Non rientro, che ha visto la luce nei primi mesi dello scorso 2023, mini cd di una trentina di minuti, dei quali però nessuno da buttare. Dicevo trenta minuti (ventotto e quarantadue secondi per l’esattezza) per otto brani, ma va bene così. Tanto più che il livello di soglia di attenzione degli ascoltatori oggi si è mediamente abbassato parecchio. Non c’è alcun obbligo di inserire brani riempitivo per portare la durata a sessanta/settanta minuti che finirebbero inevitabilmente per annoiare. I capolavori riconosciuti degli anni sessanta avevano questa durata o poco più. Direi inoltre che recentemente molti artisti condividono questa convinzione e la cosa non mi dispiace. Decisamente “minimal” invece la confezione, quasi da promo, soprattutto se rapportata a quella di Scontro tempo, al contrario ricchissima, quasi esagerata. Del resto, in dieci anni, i costi sono aumentati in modo esponenziale mentre le vendite si sono ridotte nella stessa proporzione. Difficile trovare case discografiche disposte ad investire grosse cifre in prodotti di non facile commerciabilità, quindi bisogna fare di necessità virtù. Noi però non ci fermiamo al vestito, guardiamo invece al contenuto, che è di tutto rispetto. Per un album che va assimilato più volte, crescendo ad ogni ascolto. Evasio, voce e chitarra acustica, esce da quella che era la sua comfort zone proponendo dei suoni che vanno decisamente molti passi avanti rispetto a quanto da lui pubblicato finora. Ad aiutarlo c’è il solo, bravissimo, direi imprescindibile, Fidel Fogaroli ad occuparsi oltre che delle tastiere, anche di basso, batteria, chitarra elettrica e della produzione. Dicevo otto brani. Si inizia con la title track, bel testo, un pop contaminato, con accenni al Daniel Lanois di For The Beauty Of Wynona e la chitarra acustica di Evasio che fa la sua comparsa solo nel finale. Stazioni è molto particolare, la definirei un punto di incontro, se questo fosse possibile, tra il Tom Waits di Real Gone, molto ritmica, e l’elettronica dei Depeche Mode, Ma forse sono io che necessito dell’antidoping anche se l’accostamento con la band inglese non è così campato in aria. Anche Johnny Cash ha interpretato un loro brano. Davvero molto bella è Stupido film, splendido esempio di cantautorato moderno. Un po’ un Damien Rice immerso nella new wave, forse è quella che più si ricollega con i vecchi lavori di Evasio, solo con un pizzico di distorsioni in più. Solo vede la partecipazione della bella voce di Nagaila Calori, il tutto molto british. Mentre invece classico pop italiano sono le sbarazzine, le più “leggere” dell’album (in senso buono si intende) Lei, lei e Tenera. Il pianoforte, come eravamo abituati ad ascoltarlo, di Fidel Fogaroli caratterizza il sesto pezzo, Mi fermo qui (Rosespine), ed è un bel sentire. Poi il tutto si trasforma, sommerso da dei suoni quasi rumoristici. Molto originale. Il lavoro si chiude con la sentita ed intensa Una cosa venuta dal mare con il testo un po’ ermetico inizialmente recitato. Anche questa da riascoltare più volte. Evasio Muraro si conferma uno dei più interessanti autori della canzone italiana; davvero non riesco a capacitarmi di come un artista come lui non abbia un maggiore riscontro di vendite e non benefici della considerazione presso i media e le riviste di settore di cui godono molti suoi colleghi che non gli sono assolutamente superiori. Forse è dovuto ad una certa ritrosia ad esporsi e mettersi in mostra ed alla volontà di non scendere a compromessi per svendersi. Noi possiamo fare la nostra parte, continuando ad acquistare ed ascoltare le sue proposte, magari pubblicizzandole per quanto possibile, ed andando ad assistere ai suoi, purtroppo pochi, eventi live. Lo merita. Ora speriamo solo di non dover aspettare altri dieci anni per avere sue notizie”.


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