Grazie all’invito di Lodi Solidale (www.lodisolidale.org) sabato 17 dicembre, nell’abside dell’ex chiesa di san Cristoforo a Lodi, suoneranno con me i Gobar (Cristina Gambalonga, Renato Pacchioni e Paolo Ronchetti) con Cesare Bernasconi alle percussioni. Sarà l’ultimo concerto di quest’anno e presenterò in un’altra forma, inedita e ancora tutta da scoprire, molte delle nuove canzoni a cui stiamo lavorando. Questa esplosione di persone e di artisti diversi che convergono sulle canzoni che sto costruendo è qualcosa di affascinante, è qualcosa che sto vivendo per la prima volta. Con il gruppo è da una vita che volevo provare a consolidare alcune idee, e lo stiamo facendo. Con i Gobar è stato proprio il frutto di un rapporto che si è sviluppato, coincidenza dopo coincidenza, incontro dopo incontro tanto è vero che, piano piano, ho cominciato a scrivere le canzoni pensando proprio alle loro voci. La versione con Cesare (Bernasconi) alle percussioni più i Gobar è solo frutto di una piccola costola del gruppo che si stacca e si posiziona in modo diverso, ma che comunque avrà un suo senso. Ed è altrettanto sicuro che molto presto interverrà anche Fidel (Fogaroli) con tutti i suoi macchinari, così come continuo a provare, versione dopo versione, da solo con le mie chitarre acustiche. L’unico problema è che mi devo sorbire quattro o cinque session diverse, ma credo che faccia bene a me quanto alle canzoni stesse. Tutto questo lavoro è nato in funzione di esplorare qualcosa di nuovo, qualcosa che sorprenda prima di tutto me stesso, e non è tanto per fare qualcosa di diverso da Canzoni per uomini di latta e O tutto o l’amore, ma perché sento che è il momento giusto, visto che le nuove canzoni hanno calamitato tutte le collaborazioni che sto seguendo. Senza nulla togliere ai precedenti, anzi: devo dire che il lungo tragitto tra Canzoni per uomini di latta e O tutto o l’amore è stato davvero fantastico, e per certi versi irripetibile, per quanto siano stati due lavori diversi. Canzoni per uomini di latta è nato nell’arco di due anni, con un fiume inarrestabile di birra che l’ha trascinato. Con O tutto o l’amore abbiamo aggiustato il tiro e focalizzato un’idea con una gestazione molto più rapida e indolore, ed è stato molto interessante svilupparlo quasi per reazione a Canzoni per uomini di latta. Però sento che il mio suono non sono ancora riuscito ancora a sentirlo in modo definitivo: Daniele (Denti) e Paolo (Iafelice) hanno trovato degli ottimi piani e mi hanno portato su tutto un altro livello con O tutto o l’amore, e gliene sarò sempre grato, ma adesso sento di aver bisogno di un altro passaggio. In questi anni ho suonato tantissimo dal vivo, e anche in questo caso e soprattutto nell’ultimo periodo, in tutti i modi possibili: solo con la chitarra acustica, con Fidel (Fogaroli) alle tastiere, con il gruppo, con i Gobar e quale che fosse la versione chiunque è venuto a sentirmi, e non sono pochi, mi ha detto che in concerto canto molto meglio che in studio di registrazione. Sono più sciolto, più libero, forse non bado così tanto alle note e certe voci mi vengono più spontanee. Ecco perché, al contrario di quello che abbiamo fatto per Canzoni per uomini di latta e O tutto o l’amore, ho già cominciato a suonare le nuove canzoni dal vivo: perché le voglio assimilare così tanto da arrivare al punto che alla fine le canterò per istinto, come se non fossero neanche le mie canzoni, come se le avesse scritte qualcun altro.
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