Ci sono nell’animo umano passioni che faticano ad emergere e che quando sgorgano, a volte ci vergogniamo un po’. Sono quelle che poeticamente lo psicanalista Borgna mi pare definisca le intermittenze del cuore. Parlo di quelle riflessioni piene di nostalgia che emergono dentro di noi quando, nella maturità cominciamo a cogliere i frutti un po’ appassiti, ma pieni di sogni infranti, dei nostri ricordi. Ecco questo stupendo disco, pieno di poesia ci porta diritti in quel luogo, che Maria Zambrano chiamerebbe i chiari del bosco. Si tratta, secondo la filosofa spagnola, di quelle radure nel profondo della foresta dove, quasi a sorpresa penetra la luce del sole; quella luce ha in sé qualcosa di numinoso, di miracoloso; è proprio là dove non te la saresti aspettata, sembra che sia appena passato qualcuno, che tu stavi cercando da tempo. Forse sarebbe bastato solo arrivare un attimo prima e ti saresti trovato davanti qualcosa di meraviglioso, perfetto per te, forse la realizzazione del sogno della tua vita. Tutto questo lo si ritrova nella canzone, piena di echi sixties, Vedo la tua ombra. Sussurrami canzoni, ci canta Evasio quasi a voler significare la sua impossibilità a trovare quei percorsi d’Amore (e diciamola questa Parola, così abusata, ma qui necessaria) che pur tuttavia anch’egli persegue da una vita e proprio attraverso le sue canzoni. Per cogliere la piccola grandezza di questi sentimenti basta ascoltare Non respiro, in cui sulla semplice ritmica dell’acustica, la sua voce penetra con una melodia indimenticabile e ci canta: “Facendo finta di non avere paura” e in cui appare evidente che la ricerca della propria identità passa proprio per la ricerca interiore profonda, dove qualcosa di sicuro perderemo, foss’anche fossero solo le nostre certezze.Che dire poi della stupenda O tutto o l’amore, dove Evasio si mette a nudo e ci conferma che la ricerca dell’amore, non domanda compromessi, ma scelte che talvolta ci possono fare paura, ma occorre sciogliere i nodi della nostra vita e forse solo l’Amore ci può aiutare a farlo. Tutta la canzone è sussurrata con il piano dell’eccellente Fogaroli che disegna arpeggi classicheggianti. La canzone Se disegna poi le possibilità che ci siamo persi e che talvolta vorremmo ci fossero ripresentate come nel film Sliding Doors, ma purtroppo questo non sarà più possibile: “Mettitelo nella testa” ci canta Evasio su una base decisamente rock. Vivo, poi con la sua solitaria acustica, riprende una delle canzoni del suo primo disco solista Passi, quasi a voler configurare un percorso circolare della vita che può portarci su sentieri che ci pare di avere già percorso. Nel disco a questo punto non sfigura affatto la cover di Ballata dell’estate sfinita di gianCarlo Onorato, piena di echi maturi alla De André. Solo prodigiosa la ripresa di Se perdo anche te di Neil Diamond, di cui occorreva una versione country (grazie al banjo di Dino Barbé e al controcanto di Cristina Gambalonga), proprio come quella di Muraro, per riportarcela nel cuore. Ultimo atto d’Amore è l’omaggio, fuori tempo ed epoca (purtroppo!) al grande e compianto Ivan Della Mea, con O cara moglie. A testimonianza del percorso che Evasio Muraro ci obbliga a fare per i sentieri, non sempre agevoli della vita e dell’amore, è la poesia trascritta sul libretto, intitolata, per l’appunto Lettera d’amore dove c’è una promessa: “Aspettatemi sulla strada, sarò lì”. Eccoci, siamo con te Evasio!
Un particolare ringraziamento ad Andrea (Trevaini) per le splendide "note" e a Giuseppe "Pepp" Bandirali per la fotografia.
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